Mi si fissò invece il pensiero ch’io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m’ero figurato d’essere.

Luigi Pirandello, Uno, nessuno e centomila

In questo articolo vi condurrò attraverso il riconoscimento di tre entità che sebbene vivano dentro di noi e sebbene siano pensate costantemente come parte integrante di noi in realtà sono estranei, con cui siamo regolarmente in dialogo. Sono tre personaggi, abitanti della nostra vita interna, che dialogano costantemente con il nostro Io, che però lo mettono alla prova, lo interrogano, lo sovrastano, lo schiacciano ed a volte lo fanno soffrire.

Primo personaggio: il desiderio

Il desiderio è ciò che ci guida nel mondo, ciò che ci spinge nelle varie direzioni che successivamente decidiamo di percorrere. E’ quasi sempre presente, sia nel rapporto con noi stessi che nel rapporto con gli altri. Desideriamo qualcuno, desideriamo qualcosa, desideriamo divenire ciò che abbiamo in mente, ma che non ci è sempre così chiaro. Subiamo in un certo senso il nostro desiderio, non lo scegliamo deliberatamente.

Pensate alle passioni più profonde che avete, a quello che più vi assorbe, vi intriga, vi seduce e vi spinge a impegnare tempo, fatica e denaro. Quasi mai è stato scelto a tavolino, ma è accaduto, l’avete incontrato per caso e vi è esploso fra le mani. Come nelle storie d’amore, scatta qualcosa che dice: “questa cosa fa per te, ti piace, ti nutre. E’ lei che cercavi.”. Tendenzialmente cediamo, non possiamo farci nulla. Il personaggio-desiderio è arrivato in noi e ci conduce sulla strada che più lo soddisfa. Noi lo seguiamo perché ci fa star bene. Entriamo in un dialogo con il desiderio che – se siamo fortunati – durerà per tutta la vita. Come per ciò che chiamiamo vocazione o talento, anche queste sono manifestazioni di un desiderio che assale e conduce vite intere.

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Secondo personaggio: le abitudini

Può sembrare paradossale, ma anche l’abitudine ci abita. Non siamo noi a crearla o sceglierla. Lo si vede chiaramente quando le persone che ci circondano commentano i nostri atti, i nostri movimenti, il nostro modo d’essere e stare al mondo. Ci dicono “certo che tu sei così…hai notato che fai sempre questa cosa…ma hai visto come reagisci?”. Lo si vede nei litigi, quando feriamo senza accorgercene. Oppure lo si vede in modo plateale quando ascoltiamo la nostra voce registrata, ci vediamo in foto o in video. Ci si trova a pensare: “ma quello non sono io, ma come mi muovo, che cosa stavo facendo?”

Gli altri ci riconoscono attraverso il nostro modo di essere e le nostre abitudini più profonde, ma a noi sono estranee. Gli altri costituiscono e ci restituiscono la nostra identità, partendo anche dalle abitudini che vedono in noi.

C’è un costante dialogo tra il nostro io e il personaggio-abitudine che si muove nel mondo. A volte condividiamo ciò che fa, a volte ci stupisce, ci interroga e ci sconvolge.

Terzo personaggio: le emozioni

Le emozioni nascono, si sviluppano e muoiono dentro di noi. Sono forse una delle manifestazioni che più si legano alla nostra vita interiore ed alle nostre profondità. Ma anche queste sono sempre un po’ estranee. Accadono. Le subiamo senza sceglierle né controllarle.

Diventano così la cifra del nostro carattere: ogni persona è caratterizzata da un certo tipo di emozioni. Abbiamo chi è più malinconico, chi è più leggero e solare, chi è più iroso. Nessuno le ha scelte e nessuno le controlla. Vengono giocoforza accettate e diventano parte della nostra identità nel corso della vita. Ma non siamo mai le nostre emozioni, la nostra essenza non corrisponde mai all’emozione che proviamo, c’è sempre una distanza, uno scarto tra noi e l’emozione. L’emozione è un personaggio, dialoghiamo con lei come con gli altri due estranei.

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E quindi?

Questi personaggi hanno molto a che fare con il nostro benessere e con la cura della psiche. Ogni volta che il dialogo con uno di loro si interrompe proviamo sofferenza. Quando perdiamo il contatto con il nostro desiderio, quando lo zittiamo, lo ignoriamo, stiamo male, sentiamo di aver perso la strada e contemporaneamente perdiamo un po’ di noi stessi, nessuno è più lì a tirarci la giacca e dirci: “seguimi, questo ti darà piacere, felicità, soddisfazione”.

Allo stesso modo soffriamo quando ignoriamo le emozioni, quando smettiamo di dialogare con loro: queste continuano ad agire su di noi e dirigere la nostra vita, provocando danni e sofferenza. I sintomi, l’ansia, gli attacchi di panico, le depressioni, sono spesso la manifestazione più dolorosa dell’interruzione del dialogo con i tre personaggi che ci abitano. Per questo ci sentiamo nella tempesta, in balia di ciò che succede, confusi e feriti. Interrompendo il dialogo con loro siamo rimasti più soli e più poveri. Ci ritroviamo degli inquilini in casa che urlano per farsi sentire.

La cura psicologica e soprattutto quella psicoterapeutica passa proprio attraverso la riapertura del dialogo con questi tre personaggi. Vanno ri-conosciuti e ri-ascoltati. Solo in questo modo si andrà a creare un sereno equilibrio nella nostra casa interna.

Letture consigliate:

  • Stanghellini G., Noi siamo un dialogo, Raffaello Cortina Editore, Milano, 2017.
  • Castellazzi V. L., Il desiderio, Magi Edizioni, Roma, 2016.

Immagine in copertina: Golconda (1953, olio su tela 81×100 cm) di René Magritte

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Author

Sono psicologo clinico specializzando in Psicoterapia Psicoanalitica. Collaboro con il Centro di Psicoterapia presso l'ASL Torino1, ricevo in studio a Chieri e a Torino. Collaboro con i servizi sociali torinesi nel settore disabilità. Ho lavorato per alcuni anni come psicologo in comunità terapeutica “Il Porto Onlus“, dove ho seguito in tempi diversi disturbi di personalità, dipendenze e psicosi. Mi sono poi dedicato alla riabilitazione psichiatrica in gruppi appartamento. Oggi mi occupo anche di marketing, fotografia e comunicazione: ho co-ideato e co-fondato Nora Photobooth, prima impresa italiana a occuparsi di Photobooth nel campo degli eventi e della comunicazione. Lettore appassionato, disorganizzato ed un po' anarchico. Scrivo articoli, riflessioni e poesie confuse. "Considero la psicologia e la psicoterapia non solo come dei solidi e provati strumenti di cura, ma anche come metodo di ricerca di senso, di possibilità di riflessione e conoscenza di sé che va al di là del semplice adattamento alla realtà."