James Hillman (Atlantic City, 12 aprile 1926 – Thompson, 27 ottobre 2011) psicoanalista junghiano e filosofo americano, fondatore della psicologia archetipica.
Rielaborò la psicologia analitica dopo la morte di Jung spostando l’attenzione su due nuovi centri dinamici: l’anima e l’archetipo.
“La terapia, o l’analisi, non è solo qualcosa che gli analisti fanno ai pazienti, essa è un processo che si svolge in modo intermittente nella nostra individuale esplorazione dell’anima, negli sforzi per capire le nostre complessità, negli attacchi critici, nelle prescrizioni e negli incoraggiamenti che rivolgiamo a noi stessi. Nella misura in cui siamo impegnati a fare anima, siamo tutti, ininterrottamente, in terapia.” James Hillman, Re-visione della psicologia, 1992
Reintroduce una nuova nozione di anima, svestita della valenza poetica e religiosa, connessa al mito e all’immaginazione.
“Attraverso la forza dell’immagine, che si esprime come sintomo […] l’uomo naturale, che si identifica con lo sviluppo armonico, l’uomo spirituale, che si identifica con la perfezione trascendente, e l’uomo normale, che si identifica con l’adattamento pratico e sociale, deformati, si trasformano nell’uomo psicologico, che si identifica con l’anima.” J. Hillman, La vana fuga degli dei, 1991
In questo articolo ti consiglierò 3 libri per iniziare a leggere James Hillman.
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Il codice dell’anima. Carattere, vocazione, destino (1996)
«Per decifrare il codice dell’anima e capire il carattere, la vocazione, il destino, nel suo best seller Hillman si ispira al mito platonico di Er: l’anima di ciascuno di noi sceglie un “compagno segreto” (daimon lo chiamavano i greci, genius i latini, angelo custode i cristiani). Sarà lui a guidarci nel cammino terreno. Eminenti modelli sfilano sotto l’occhio stregonesco di Hillman … Il suo set è affollatissimo. Judy Garland, Joséphine Baker, Woody Allen, Quentin Tarantino, Hannah Arendt, Manuel Manolete, Henry Kissinger, Richard Nixon, Truman Capote, Gandhi, Yehudi Menuhin, Elias Canetti e tanti altri, con le loro storie d’infanzia e maturità abilmente sezionate dal bisturi analitico, testimoniano apoteosi e disastri. Ma nell’età della psicopatia il ruolo del protagonista spetta a Hitler: il suo demone gli ha cucito addosso la divisa di un prototipo, il criminale dei tempi moderni. Forse di tutti i tempi.» (Enzo Golino)
«Poiché le teorie psicologiche della personalità e del suo sviluppo sono così fortemente dominate dalla visione «traumatica» degli anni infantili, la messa a fuoco dei nostri ricordi e il linguaggio con cui raccontiamo la nostra storia sono a priori contaminati dalle tossine di tali teorie. È possibile, invece, che la nostra vita non sia determinata tanto dalla nostra infanzia, quanto dal modo in cui abbiamo imparato a immaginarla. I guasti non ci vengono tanto dai traumi infantili, ben sì – è quanto si sostiene in questo libro – dalla modalità traumatica con cui ricordiamo l’infanzia come un periodo di disastri arbitrari e provocati da cause esterne che ci hanno plasmati male. Questo libro, dunque, vuole riparare in parte a tali guasti, mostrando che cos’altro c’era, c’è, nella nostra natura. Vuole risuscitare le inspiegabili giravolte che ha dovuto compiere la nostra barca presa nei gorghi e nelle secche della mancanza di senso, restituendoci la percezione del nostro destino. Perché è questo che in tante vite è andato smarrito e va recuperato: il senso della propria vocazione, ovvero che c’è una ragione per cui si è vivi.» (J. Hillman, Il codice dell’anima , 1996, p. 18)
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Il sogno e il mondo infero (1973)
«A che cosa somiglia il sogno? Fin dall’antica domanda di Aristotele, possiamo inquadrare il paesaggio onirico solo per analogie, paragoni, metafore. Oppure, come ci suggerisce James Hillman in questo percorso sconcertante e provocatorio, possiamo accedervi lasciandoci alle spalle ogni tentativo di razionalizzarlo e di tradurlo nel linguaggio diurno, come era avvenuto, seppure con metodi opposti, nel caso di Freud e di Jung. La soluzione, per Hillman, consiste invece nel tornare alla mitologia come a una vera e propria “psicologia dell’antichità” e a una lettura del sogno come dimensione del “mondo infero”, in quanto invisibilmente intrecciato a quello superno.» (A. Bottini)
«Non vi è più interpretazione del sogno, piuttosto “visione in profondità”.» (p. 40).
Il lavoro onirico «estrae la materia dalla vita e la trasforma in anima, e contemporaneamente nutre ogni notte l’anima con materiale nuovo» (p. 122)
Puer Aeternus (1999)
Fra i lettori di Hillman si sentono spesso ricordare due scritti: il saggio sul tradimento e Senex e Puer. Di fatto sarebbe difficile trovare una migliore via d’accesso al pensiero di Hillman. Nel primo caso perché in poche pagine egli ci offre un’analisi esemplare di una di quelle realtà condannate e deprecate che solo lo scandaglio psicologico riesce a illuminare dietro le grevi cortine della morale. Nel secondo perché la caratterizzazione del puer aeternus e quella parallela del senex hanno una tale precisione e capacità individuante da offrirsi come ausilio immediato per riconoscere nella nostra psiche i tratti dell’eterna fanciullezza e della saturnina vecchiaia. (A. Bottini)
“Senza l’esperienza del tradimento, né fiducia né perdono acquisterebbero piena realtà” J. Hillman, Puer Aeternus, p. 44
Per approfondimenti su James Hillman ti consiglio di leggere l’articolo sul blog L’Anima Fa Arte del mio amico Michele Mezzanotte: Chi è James Hillman, fondatore della Psicologia Archetipica? La biografia, la vita, la famiglia, i viaggi, il daimon.