Watzlawick vuole smentire le tradizionali nozioni psichiatriche partendo da semplici proprietà della comunicazione: gli assiomi della comunicazione umana.

La comunicazione è la conditio sine qua non della vita umana. Fin dalla nascita si avvia il processo di acquisizione delle regole della comunicazione «ma di tale corpo di regole, di tale calcolo della comunicazione si è consapevoli solo in minima parte».

“Un fenomeno resta inspiegabile finché il campo di osservazione non è abbastanza ampio da includere il contesto in cui il fenomeno si verifica.”[1]

Introduzione agli assiomi della comunicazione

Lo studio della comunicazione, secondo la teoria generale dei segni e dei linguaggi di Charles Morris, si suddivide in tre principali settori: sintassi, semantica e pragmatica. La suddivisione non deve essere intesa in senso stretto, ma solo un passo fondamentale per fare chiarezza su qualcosa che va oltre una semplice sommatoria e tornare a considerare i tre settori come interdipendenti. Lo studio della sintassi è comune fra i teorici dell’informazione interessati a studiare la codifica e decodifica dei messaggi, i canali usati, il rumore e la ridondanza dei processi comunicativi. La semantica, richiamando il senso comune, ha come interesse primario il significato. La trasmissione di una successioni di simboli con precisione sintattica può restare priva di senso se i due interlocutori non sono accordati su un significato comune.

L’aspetto fondamentale, che introduce Watzlawick, è la pragmatica, ovvero come la comunicazione influenza il comportamento e come ne è influenzata. La parola chiave in questa ricerca è la relazione che una comunicazione è in grado di evocare tra gli interlocutori.

«Alle azioni del comportamento personale occorre inoltre aggiungere quei segni di comunicazione inerenti il contesto in cui ha luogo la comunicazione.» Paul Watzlawick, Pragmatica della comunicazione umana

L’importanza delle regole

«Una persona può essere in grado di usare la propria lingua madre correttamente e fluentemente senza tuttavia conoscere la grammatica e la sintassi, cioè le regole che egli osserva nel parlare la lingua.»[1]

Il problema è che la comunicazione richiede diversi di livelli di consapevolezza, ovvero conosciamo le regole senza averne piena consapevolezza, come se fossero assimilate a livello subconscio e si attivassero in maniera automatica come Freud descrisse i lapsus e gli errori:

  1. Si può essere pienamente consapevoli
  2. «Possiamo non rendercene conto, ma essere capaci di riconoscerle quando ci vengono fatte notare.»[1]
  3. Possiamo continuare a non averne consapevolezza, anche quando ci vengono fatte notare.

A questo punto si può cogliere il ruolo della ridondanza, o meglio la scarsa ridondanza che può avere una comunicazione, ovvero che una possibile omissione di messaggi non provochi una sostanziale perdita di significato.

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La metacomunicazione e il calcolo

Il sentiero verso lo studio della comunicazione necessità di comunicare sulla comunicazione, ma qui le cose iniziano a complicarsi e risulta utile l’analogia con il gioco degli scacchi:

«I pezzi e i quadrati della scacchiera corrispondono ai segni elementari del calcolo; le posizioni permesse dei pezzi sulla scacchiera, alle formule del calcolo; le posizioni iniziali dei prezzi, agli assiomi o alle formule iniziali del calcolo; le posizioni successive dei pezzi, alle formule dedotte dagli assiomi (cioè, ai teoremi); e le regole del gioco, alla regola di inferenza (o deduzione) del calcolo.»  E. Nagel e J.R. Newman, La prova di Gödel, 1961, p.35

Le configurazioni dei pezzi sulla scacchiera sono prive di significato, ma le asserzioni su di esse possono assumere perfettamente un significato. In modo analogo, una comunicazione può, inizialmente, non avere senso, ma è sempre possibile attribuirne diversi significati (metacomunicazione). Questo significa che:

«Esiste un calcolo (finora privo di interpretazione) della pragmatica della comunicazione umana le cui regole vengono osservate nella comunicazione efficace e violate nella comunicazione disturbata.»[1]

La pragmatica della comunicazione

Sono due le tesi centrali degli studiosi di Palo Alto in “Pragmatica della comunicazione umana” (Watzlawick, Beavin e Jackson):

  1. Il comportamento patologico non esiste singolo individuo, ma è frutto dell’interazione patologica tra persone
  2. Le patologie sono insite nella comunicazione e possono contribuire alle interazioni patologiche

Ovviamente non significa che quest’opera sulla comunicazione si limita a definire solo il campo della psicopatologia, bensì vuole includere lo studio del fenomeno esaltando il contesto e le relazioni umane. Inoltre, vuole smentire le tradizionali nozioni psichiatriche partendo da alcune “semplici proprietà della comunicazione” che hanno forti implicazioni a livello interpersonale: gli assiomi della comunicazione umana.

Primo assioma

«Non si può non comunicare»

Qualsiasi comportamento ha valore di messaggio e ogni tentativo di astenersi dal comunicare, l’inattività, il silenzio, ha valore di comunicazione, quindi non si può non comunicare.

«L’uomo che guarda fisso davanti a sé mentre fa colazione in una tavola calda affollata, o il passeggero d’aereo che siede con gli occhi chiusi, stanno entrambi comunicando che non vogliono parlare con nessuno né vogliono che si rivolga loro la parola, e i vicini di solito “afferrano il messaggio” e rispondono in modo adeguato lasciandoli in pace. Questo, ovviamente, è proprio uno scambio di comunicazione nella stessa misura in cui lo è una discussione animata» (p. 42)[1]

Secondo assioma

«Ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e di uno relazione»

La comunicazione non solo trasmette informazione, ma può evocare, allo stesso tempo, un comportamento. Seguendo la prospettiva di Bateson ogni comunicazione ha una duplice funzione, una funzione informativa che consiste nell’essere una notizia, e una funzione di comando che innesca un significato anziché un altro. L’aspetto informativo (o di “notizia”) della comunicazione è un sinonimo del contenuto del messaggio. L’aspetto di comando, nello specifico, fa “scattare” il tipo di messaggio che deve essere assunto ed strettamente legato alla relazione tra gli interlocutori. Tuttavia, le relazioni non sono sempre definite in maniera rigida, ma possono far luce su un aspetto di fondamentale importanza:

«Quanto più una relazione è spontanea e “sana”, tanto più l’aspetto relazionale della comunicazione recede sullo sfondo».

Una relazione “malata”, invece, è caratterizzata da una incessante lotta per definire la natura della relazione e il “contenuto” di una comunicazione passa in secondo piano.

Lettura consigliata: G. Bateson, Questo è un gioco. Perché non si può mai dire a qualcuno «Gioca!», 1996

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Terzo assioma

L’importanza della punteggiatura

La punteggiatura è fondamentale in un flusso comunicativo in quanto è in grado di organizzare gli eventi comportamentali. Regola l’interazione, il livello relazionale e crea diverse realtà.

«La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti»

Ognuno può intendere un messaggio secondo il proprio punto di vista e convincersi che questa sia l’unica realtà. L’effetto devastante di questa “chiusura” potrebbe condurre a uno stallo, il paradosso dell’infinito:

«Io mi chiudo in me stesso perché tu brontoli»

e

«Io brontolo perché tu ti chiudi in te stesso»

Lettura consigliata: R. Borgato, La prima mela. Giochi didattici per la comunicazione interpersonale, 2018

Quarto assioma

La comunicazione può essere analogica o digitale

La comunicazione analogica usa la somiglianza tra la comunicazione e l’oggetto della comunicazione. In questo tipo di comunicazione esiste “qualcosa”, una analogia, simile al concetto che si vuole esprimere. Un ponte fra significato e significante. In pratica è ogni comunicazione non verbale (posizione del corpo, espressioni del viso, inflessione della voce) che ha luogo durante l’interazione in un determinato contesto. Richiamando la psicoanalisi, la descrizione che Freud dà dell’Es, in Introduzione allo studio della psicoanalisi, corrisponde alla definizione di comunicazione analogica:

«Per i processi dell’Es non valgono le leggi di pensiero della logica, e in ispecie non vi si formano contrasti. Impulsi antitetici sussistono l’uno accanto all’altro, senza annullarsi a vicenda o detrarsi reciprocamente […]. Nell’Es non vi è nulla che si potrebbe equiparare alla negazione, e si appende altresì con sorpresa che secondo i filosofi lo spazio e il tempo sono forme necessarie dei nostri atti psichici.»

Invece, la comunicazione digitale, attraverso l’uso delle parole, comprende tutti quei segni o modi convenzionali di esprimere qualcosa.

Quinto assioma

«Gli scambi di comunicazione sono simmetrici o complementari»

Le interazioni fra due interlocutori possono essere simmetriche, quando i comunicanti si percepiscono, o sono deliberatamente, allo stesso livello sul piano della relazione. Nessuno prevale sull’altro. L’interazione complementare spiega un diverso tipo di Gestalt comportamentale. In particolare, si hanno due diverse posizioni dei comunicanti: uno assume la posizione di superiore, primaria o one-up e l’altro la posizione secondaria, inferiore o one-down. In molti casi e quando i ruoli non sono formalizzati, le relazioni complementari possono essere imposte dal contesto socio-culturale (es. rapporti madre-figlio, medico-paziente, insegnante-alunno).

Bibliografia:

[1] Watzlawick P., Beavin J.H., Jackson D.,  Pragmatica della comunicazione umana, 1967

[2] E. Nagel, J.R. Newman, La prova di Gödel, 1961

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